
27 Apr Tempo per il lavoro: equilibrio con la vita privata
Le dimissioni volontarie sono in forte crescita, questo è quanto emerge analizzando i dati del mercato del lavoro, incremento del 25% in un solo anno.
La pandemia ha spinto le persone a bilanciare diversamente i tempi di vita e di lavoro alla ricerca di un “qualità della vita” in cui vi sia più tempo per la propria sfera privata rispetto a quella lavorativa.
In Italia è da decenni che si parla di ridurre l’orario di lavoro delle attuali 40 ore ordinarie settimanali previste dalla contrattazione collettiva e di intervenire anche sulla durata della stessa settimana lavorativa, fermo restando il mantenimento della retribuzione percepita. Questo consentirebbe, da un lato, la spinta occupazionale del mercato del lavoro e, dall’altra, una maggiore conciliazione tempi di vita-tempi di lavoro.
Il Belgio sta valutando l’adozione di un orario di lavoro flessibile che preveda la possibilità per il lavoratore di richiedere una contrazione del proprio orario di lavoro su 4 giorni alla settimana invece di 5. Verrebbe garantito il medesimo livello retributivo. Per il datore di lavoro viene prevista una sorta di diritto di diniego a tale forma di flessibilità individuale solo in presenza di obiettive ragioni di carattere organizzativo.
Anche in Italia il tema è molto dibattuto ed è maturo il contesto storico per mettere in campo una flessibilità dell’orario di lavoro con un cambio radicale: da prestazione “a tempo” ad una “prestazione a risultato” in quei settori economici ove è fattibile. Si potrebbe intervenire sull’istituto dei Rol ed ex festività, per retribuire le ore non lavorate garantendo così un minore orario di lavoro settimanale a parità di retribuzione. Attraverso un accordo tra datore di lavoro e lavoratore si potrebbe adottare la settimana ridotta anche solo in determinati periodi dell’anno. Ad esempio riducendo l’orario settimanale a n. 36 ore settimanali articolato su 5 giorni lavorativi di cui 4 da 8 ore e 1 da 4 ore oppure articolato su 4 giorni lavorativi di 9 ore ciascuno. Viene comunque rispettata la normativa sui riposi giornalieri e settimanali.
Vi sono margini di manovra variando la visione del “tempo per il lavoro” con molti benefici per entrambe le parti: il datore di lavoro smaltirebbe i permessi maturati, sfrutterebbe il più possibile le ore di luce naturale riducendo i consumi dei sistemi di climatizzazione; il lavoratore, ultimando la prestazione il giovedì sera oppure il venerdì a pranzo, potrebbe beneficiare di un fine settimana più lungo.
Articolo a cura di Donatina Lucia, Consulente del Lavoro e CTU
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