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LICENZIAMENTO PER GIUSTA CAUSA e SOCIAL. TRA DIRITTI E DOVERI DEL LAVORATORE.

Bisogna assolutamente porre attenzione rispetto a quello che si pubblica sui social, soprattutto se riguarda l’attività lavorativa che si svolge. Infatti, un’immagine o un testo offensivo e diffamatorio nei confronti della propria azienda o dei colleghi e pubblicato sui social può avere ripercussioni anche gravi.

La Giurisprudenza di Merito italiana è ormai conforme nel confermare la giustezza del licenziamento per giusta causa nei confronti dei lavoratori che sui social avevano espresso opinioni un “po’ troppo pungenti” nei confronti dell’azienda. Opinione poi confermata anche dalla Suprema Corte, la quale con la sentenza n.10280/18, ha ritenuto legittimo il licenziamento di una lavoratrice poiché le sue affermazioni sui social avevano leso l’immagine dell’azienda. Allo stesso modo, anche i comportamenti online da parte di una persona, al di fuori del contesto lavorativo, possono danneggiare l’immagine aziendale. Si tratta ad esempio di post a sfondo sessista o razzista che, divulgati sui social, possono entrare in contrasto con i valori aziendali.

È il caso del Tribunale di Bergamo che con un’ordinanza del 2015 ha confermato il licenziamento di un lavoratore che aveva pubblicato su Facebook un’immagine nella quale impugnava un’arma. A tale impostazione ormai univoca, si contrappongono alcuni casi giuridici isolati in cui i Tribunali si schierano rispetto al principio di libertà di espressione del lavoratore. È il caso di un lavoratore che in una conversazione online ha scritto messaggi ingiuriosi nei confronti del proprio amministratore delegato.

La Cassazione con la sentenza n. 21965/18 ha ritenuto illegittimo il licenziamento, appellandosi al principio di libertà d’espressione e al diritto di critica , entrambi costituzionalmente garantiti. In merito, il Tribunale di Firenze ha fatto chiarezza tra messaggi pubblicati su profili aperti al pubblico e messaggi pubblicati su account o chat riservate, equiparabili a “forme di corrispondenza privata”.

Per arginare il problema, e per evitare pretestuose impugnative di licenziamento sempre più aziende si stanno attivando al fine di formulare apposite policy per regolamentare l’utilizzo dei social media da parte dei lavoratori. Tali documenti, redatti da giuristi esperti nel settore, contengono specifiche indicazioni circa i comportamenti che i lavoratori devono evitare, anche in ambito extra-lavorativo, per non ledere il rapporto di fiducia con l’azienda e per non incorrere in pesanti sanzioni disciplinari.

Se sei un datore di lavoro, siamo a disposizione per darti indicazioni in merito.

Avv. Francesca Oliosi

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