Responsabilità penale del commercialista

E’ ammesso il concorso del consulente fiscale nella responsabilità penale del proprio cliente, quando il contributo da costui posto in essere, morale o materiale che sia, per agevolare la condotta delittuosa del cliente stesso, appaia concreto, consapevole, serio e ripetitivo, ovvero abbia ispirato la condotta fraudolenta del concorrente.


Questo è quanto ha di recente stabilito la Suprema Corte di Cassazione (sez. IV, 15 aprile 2021, n. 14202) con riferimento ad un’impugnazione di un’ordinanza cautelare in cui il contributo al delitto del consulente fiscale veniva ravvisato in plurime condotte quali l e operazioni fiscali da questi eseguite, il suo pieno coinvolgimento nella vita di tutte le società collegate al concorrente, la sua posizione di soggetto di
riferimento per lavoratori e terzi, le attività materiali di consegna e di ricezione di documentazioni rilevanti per le società.


Da ciò discende la necessità di dimostrare, nell’ambito del processo penale, non solo la tipologia del contributo prestato dal consulente fiscale, ma anche le modalità con cui questo è stato reso, nonché l’efficienza causale dello stesso rispetto alle attività del concorrente (o dei concorrenti), restando indifferente il fatto che a beneficiare dell’illecito sia stato il solo cliente.

Articolo a cura di

Alessia Cristiana Spagnuolo

Avvocato Penalista

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